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Dieci anni

Grande questione filosofica quella della coscienza interiore del tempo! Ma anche grande tema comune, per esempio quando diciamo “Sembra ieri…”, e sappiamo benissimo che non ha senso. Sappiamo quando e come era “ieri”, eppure diciamo “Sembra ieri” per comunicare una dimensione del tempo che è inafferrabile. Certo, possiamo elencare le date, ricercare gli avvenimenti (oggi nella rete è sempre più facile, si può trovare tutto: fatti, mode, canzoni - l’intero arredamento di un’estate di qualche anno fa). La misura del tempo cronologico, per quanto meravigliosamente legata al moto degli astri e all’ordine del cosmo non dà ragione, però, dello scorrere del tempo vissuto, della sua velocità o della sua lentezza, della sua capacità di aprire nuovi orizzonti o di abbandonare sentieri da poco segnati.

Dieci anni. Difficile definirli. Sicuramente non “sembra ieri” per la Festa del libro con gli Autori di Pordenone. C’è stata una crescita, nel frattempo, una maturazione importante, una quantità straordinaria di collaborazioni, relazioni, amicizie, un patrimonio che si è venuto formando nel tempo, anno dopo anno e che oggi è diventato un valore condiviso da un intero territorio.

Sicuramente non “sembra ieri” per l’esperienza del pensare e del fare, per il confronto – a volte teso, quasi aspro – con i molti interlocutori della politica, della comunicazione, della cultura, non per voler piacere a tutti o per pretendere di aver ragione a tutti i costi, ma per condividere, ottenere ascolto, rivendicare una presenza non pretestuosa.

“Sembra ieri” invece veramente – sappiamo che è un po’ retorico dirlo – per la passione che ci mettiamo tutti, l’impegno, la preoccupazione che tutto vada bene. Questo è rimasto uguale, come all’inizio, quando c’erano tre sale e trenta ospiti, la stessa tensione, la stessa attenzione per ogni cosa. Non è per niente retorico, invece, anche se prevedibile, un bilancio su quello che è cambiato in questi dieci anni nel mondo del libro e della cultura. Proviamo a rispondere, anche quest’anno, nell’unico modo che ci è possibile: con gli autori invitati e i temi proposti.

A parte, c’è spazio forse per una piccola riflessione: dieci anni fa il nome della manifestazione pordenonelegge.it, con quel segnale allusivo al mondo della rete, intendeva cogliere un dato di “flagrante attualità”, dove l’esplosivo affermarsi della telematica pareva mettere in pericolo l’esistenza stessa del libro. Quel “punto it” suonava provocatorio e difficile da pronunciare. E poi c’è stato un decennio di singolare euforia per il vecchio caro libro. Oggi, in tempi di vera crisi, si torna a ragionare se tra il libro e la rete ci sia alleanza possibile o solo inimicizia. Si vedrà.

Un modo di leggere la distanza dei dieci anni, in relazione alla cultura del libro, è però sicuramente questo: pare che nel 2009 il “punto it” nessuno lo veda più – si dice pordenonelegge, spontaneamente, come se quel “punto it” non fosse altro che l’indirizzo del sito web. Nel frattempo, pordenonelegge è diventato un nome facile da pronunciare per moltissime persone. Che gli vogliono un gran bene.

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