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Voci nel coro
Sull’onda di motivazioni lontane oramai nel tempo, si sente ancora talvolta lodare la trasgressiva tendenza a segnalarsi come una “voce fuori dal coro”. Come minimo si tratta di un’idea imprecisa di ciò che è un coro, dove le voci, tutte diverse, sono impegnate in uno sforzo virtuoso di armonia, una fatica che richiede disciplina e dedizione, e che ha come fine la gioia di un risultato alto e non egoistico. In tempi di individualità scollegate, di soggettivismo parossistico, di – è il caso di dirlo? – “trasgressività di massa”, recuperare un’ipotesi di coralità non significa affatto scadere nel qualunquismo, nella pedissequa sottomissione o rivelare mancanza di idee. Forse invece coralità significa la possibilità di immaginare una soggettività più piena, che si nutre di una rete molteplice di relazioni e che mira a una integrazione dove l’individuo non viene meno, ma ha uno scopo. Allora vogliamo proporre, per questa dodicesima edizione di pordenonelegge, l’espressione “voci nel coro”, nella speranza che il fermento ricco e a volte divergente di proposte (ricordiamo sempre di individuare e di scegliere, all’interno del programma, il “proprio” festival) trovi la sua motivazione migliore nel rispetto della pluralità delle idee, unita alla volontà di dialogo, di unificazione di orizzonti. Allo scacco nei confronti della vorticosa molteplicità del reale, che troppo spesso si rovescia nell’illusione di possedere verità assolute, preferiamo contrapporre la difficile e laboriosa via di chi tesse continuamente – facendo difetto e riprovando di nuovo – la complicata tela della realtà.