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La storia siamo noi: spostata deadline

8 maggio 2021

Nella primavera 2020 l’uomo viveva una ‘normalità’ in cui la pandemia da coronavirus dominava e costringeva ad una realtà disumana. Impaurito, si ritrovava obbligato a chiudersi in casa per evitare il contagio e conosceva la solitudine e rimpiangeva quello che gli mancava”. Lo racconta Leonardo, studente della quarta classe dell’Istituto Professionale I.I.S. Flora di Pordenone: ed è come se le sue parole parlassero ai coetanei non di oggi ma di domani, del tempo che verrà. La prospettiva è quella di un divulgatore, un testimone dei nostri giorni che diventa storyteller per un manuale scolastico, e tramanda la narrazione della pandemia. Ecco che alle parole di Leonardo se ne aggiungono molte altre: quelle dei nostri giovani che sanno bene cos’è la pandemia, per averne impresse le conseguenze nella loro vita. Studentesse e studenti che hanno deciso di partecipare al contest “La storia siamo noi”, dedicato alle Scuole Superiori di tutta Italia, promosso da Fondazione Pordenonelegge e Istituto Flora con la collaborazione degli Assessorati alla Cultura e all’Istruzione della Regione Friuli Venezia Giulia e con la collaborazione dei ragazzi dell’Area Giovani CRO. Posticipata la deadline: c’è tempo fino al 15 giugno per consegnare i propri elaborati: «un termine che abbiamo voluto prorogare - spiega Valentina Gasparet curatrice di pordenonelegge - perché tutti abbiano la possibilità e il tempo di partecipare, in questo anno così complesso e tortuoso per la scuola e gli studenti. Ma già diversi lavori sono arrivati, ci auguriamo che adesso molti altri facciano seguito». Le parole dei ragazzi ci toccano nel profondo per la loro capacità di penetrare l’atmosfera di questi mesi, e per il turbamento emotivo che sprigionano, eccone un florilegio: “il governo decise di porre l'intero paese in lockdown, ovvero in confinamento, in quarantena, chiudendo negozi, scuole, eventi di qualsiasi genere” (Elisa); “con il Covid sparì la possibilità di abbracciarsi, di stare vicini fisicamente” (Sofia); “nei sistemi sanitari i ritmi di lavoro divoravano il personale medico e infermieristico. Nelle case, invece, i ritmi erano lenti, infiniti …” (Sindy); “la vita del "passato" divenne quasi un miraggio: tutt'a un tratto, solo nuove regole che penetrarono nella quotidianità senza chiedere il permesso” (Amedee); “la sofferenza, la crisi economica, la chiusura dei locali e l’aumento della disoccupazione iniziarono a pesare sempre di più… c’era la percezione che la strada per uscire da quell’inferno era lunga” (Leonard Marius).

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